Oltre le Nuvole, il Luogo Promessoci – Recensione
Anni 90’, in un universo post-bellico tre giovani studenti (Fujisawa Hiroki, Shirakawa Takuya e Sawatari Sayuri) fanno una promessa: volare un giorno oltre lo stretto di Tsugaru e raggiungere la misteriosa quanto imponente torre di Hokkaido, costruita dall’Unione Sovietica ed arma in grado di mutare radicalmente il destino del loro mondo. Dopo la scomparsa di Sayuri, Hiroki e Takuya rinunciano all’impresa e le loro strade finiscono inevitabilmente con il separarsi. Anni dopo, quando Hiroki apprende che Sayuri è in coma, prova a convincere Takuya a riportare in vita il loro progetto. Ma sullo sfondo una incombente guerra minaccia di distruggere qualsiasi speranza di raggiungere la misteriosa torre.
“Ritengo che la narrazione fantascientifica possa, ricreando scenari e situazioni estreme, portare alla manifestazione l’essenza delle relazioni umane. La sua abilità di creare attraverso la sperimentazione è una delle cose che amo di essa.” (Makoto Shinkai)
Dopo i primissimi lavori de Lei e il gatto (1999) e La Voce delle Stelle (2003), che ne hanno determinato il successo e l’azzardato accostamento a Hayao Miyazaki, Makoto Shinkai torna a rimaneggiare alcune tematiche a lui ormai care, forte di una certa coerenza che ne segna buona parte della filmografia.
Forse troppa carne messa al fuoco per poter colpire di sostanza lo spettatore. Un mélange di generi che permettono al regista di spaziare tra generi più disparati (dalla fantascienza, alla spy-story o il classico racconto di formazione), muovendosi tuttavia sempre sul filo conduttore della distanza, forza motrice delle azioni dei tre giovani protagonisti.
Dialoghi essenziali ed una maestosa colonna sonora (realizzata da Tenmon) per un’opera che, intervallando grafica 2D ai più moderni modelli 3D, riesce ad incantare per i suoi luminosi quanto saturati paesaggi, completamente svincolati dal character design (ad opera di Tazawa Ushio), forse non altrettanto sorprendente .
Non siamo poi esenti da un certo autocitazionismo come l’immagine dell’imponente torre di Hokkaido che squarcia il cielo e che, inevitabilmente, ci riporta al più recente ed acclamato Your Name dove una stella cometa irrompeva nell’etere quale simbolo profetico di distanza spazio-temporale.
Alex Zambernardi
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