Gatta Cenerentola – intervista al regista Marino Guarnieri
Due David di Donatello vinti (Miglior produttore: Luciano Stella e Maria Carolina Terzi, e Migliori effetti speciali visivi: MAD Entertainment), tra i film in corsa per la cinquina finale agli Oscar e un notevole successo di pubblico e di critica, Gatta Cenerentola è un certamente uno dei prodotti cinematografici più interessanti nel panorama italiano degli ultimi anni. Prodotto dalla casa di animazione fondata da Luciano Stella, la napoletana MAD Entertainment, già produttrice di quell’incredibile capolavoro che è L’Arte della Felicità, Gatta Cenerentola ha sorpreso tutti nel suo essere contemporaneamente un incanto visivo, grazie a un lavoro di computer grafica davvero incredibile, e un incanto narrativo, per la capacità di immergere una storia cruda e brutale in un’atmosfera magica incredibilmente suggestiva.
Ma qual è il segreto di questo successo? Lo abbiamo chiesto a Marino Guarnieri, co-regista del film insieme ad Alessandro Rak, Ivan Cappiello e Dario Sansone.
Gatta Cenerentola è stato indubbiamente un successo da svariati punti di vista. Vi aspettavate questa accoglienza? Avete lavorato nell’ottica di poter ottenere questo riscontro?
In realtà no, non ce lo aspettavamo, e non abbiamo lavorato con questo scopo. Qualunque professionista dell’animazione può testimoniare che dopo 20 minuti che si lavora a un film d’animazione si smette di essere obiettivi. Ci si immerge così tanto nella storia che è impossibile continuare a vederla dal di fuori. Si va avanti e basta, ci si preoccupa solo di portare a compimento l’opera nel modo migliore possibile. È solo dopo, a lavoro finito, quando ci si confronta con il pubblico, che si vede davvero il lavoro fatto. E nel caso di Gatta Cenerentola è stata una grandissima soddisfazione.
La MAD Entertainment è nata da un’idea di Luciano Stella di voler dare spazio anche all’animazione nel panorama cinematografico italiano. Un panorama in cui solitamente l’animazione è considerata un genere per bambini, e non un linguaggio adatto a raccontare qualsiasi storia.
Sì, la scelta principale di MAD fin dall’inizio è stata proprio quella di non volersi imporre un target. Il che è molto strano per il cinema d’animazione, un cinema che unisce necessariamente molte anime al suo interno. In un lavoro di animazione c’è sempre una componente artistica, chiaramente, ma anche una componente tecnologica e persino una componente di ricerca e sviluppo. Basta guardare le grandi produzioni internazionali: ogni film non è solo una nuova storia da raccontare, ma soprattutto una nuova sfida in campo tecnologico (nella resa dei capelli per esempio, o dell’acqua, o della neve). Questo è un modo di lavorare che ti porta inevitabilmente a scegliere il target prima di cominciare, vista la mole di tempo e investimenti necessari. Noi invece abbiamo scelto di mettere al centro le nostre storie, e ci stiamo preoccupando solo di raccontarle. Sono storie legate alla nostra città, Napoli, ma sono anche storie universali, in grado di arrivare ovunque e a chiunque. Quando si sceglie di raccontare una storia non ci si dovrebbe mai privare della libertà di raccontarla come si vuole. Inoltre l’animazione ha dalla sua parte il fatto che parla prevalentemente per immagini. E le immagini sono universali. Quindi perché limitarsi scegliendo un target quando si può raccontare una storia che parla a tutti?
Com’è lavorare e coordinarsi in quattro artisti sullo stesso lavoro?
È una cosa piuttosto comune nell’animazione perché un film ha bisogno di personalità diverse al suo interno: serve chi ha maggiore competenze narrative o artistiche ad esempio, ma anche chi è più esperto di tecnologia. Quanto a noi quattro, si può dire che ci siamo scelti e ora lavoriamo come un gruppo affiatato. Quando Alessandro Rak ci ha radunato per L’Arte della Felicità ci siamo dedicati anima e corpo a quel progetto e dopo quell’esperienza il lavoro di squadra per Gatta Cenerentola è venuto da sé. Ognuno di noi ha competenze diverse. Alessandro ha scritto le storie ed è stato al timone dei due film, inoltre ha una sensibilità artistica molto forte e insieme a Dario Sansone si occupa del character design. Ivan Cappiello è un grande esperto di 3D e ha modificato Blender (un software di modellazione e rendering open source n.d.r.) in base alle nostre esigenze per poi condividere le modifiche con la community. Io invece mi occupo di post produzione, effetti visivi e montaggio. In realtà nasco come illustratore e animatore tradizionale, ma non ho problemi a buttarmi in nuove sfide e imparare anche quello che non è strettamente di mia competenza. È così che funziona nelle case di produzione indipendenti, tutti ci occupiamo di tutto.
C’è un personaggio o una scena che ti ha emozionato di più in Gatta Cenerentola?
La scena in cui le sorelle parlano nel camerino: non per un’emozione legata alla storia ma al lavoro tecnico che ha richiesto. È una scena in cui c’è un numero di personaggi altissimo. Inizialmente sono sei, poi arriva anche la matrigna e diventano sette, intanto Mia è nascosta nel condotto dell’aria, quindi un totale di otto personaggi, con luci che arrivano da tutte le parti. Credo di aver impiegato un mese solo per capire come farla quella scena, e come impostare illuminazione e colori. Tra l’altro a fine film l’abbiamo nuovamente ripresa, come tutto quello che non ci convinceva. Questa scena è sicuramente un ricordo importante perché è stata una vera sfida che siamo riusciti a portare a termine.
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