The Lego Movie: sotto la CGI niente
È indubbio che se c’è un marchio che negli ultimi tempi ha saputo reagire al repentino cambio della società e all’avvento del digitale, quello è proprio Lego. Nell’era post-duemila, con l’avanzata sempre più prepotente di ogni forma di intrattenimento computerizzato per ragazzi e bambini, le probabilità che l’azienda danese dei mattoncini assemblabili restasse in piedi erano praticamente nulle.
Eppure le cose non sono andate così, e The Lego Movie, film d’animazione prodotto da Lego e Warner Bros, non è che l’ultimo di una lunga serie di iniziative (tra cortometraggi, lungometraggi e videogiochi) che hanno rivoluzionato l’immagine del marchio.
Da obsoleto gioco di vecchia generazione, i mattoncini colorati si sono trasformati in un vero e proprio modello di rappresentazione creativa che ha dato una chiave di lettura nuova a consolidati successi cinematografici (è il caso del film Lego Batman The Movie: DC Super Heroes Unite, e dei videogiochi Lego The Lord of the Rings, Star Wars, Harry Potter, Pirates of the Caribbean).
E tuttavia a questo percorso mancava, per così dire, qualcosa. Una pietra miliare, delle fondamenta a cui radicare un genere nuovo e rapidamente in ascesa. Ecco spiegato, quindi, l’esordio del primo film interamente dedicato al mondo delle famose costruzioni: The Lego Movie.
La storia è quella di Emmet, un comune omino Lego che scopre all’improvviso di essere il prescelto, il solo in grado di salvare il suo universo dai terribili progetti del presidente Lord Business determinato a imporre ordine e immobilità alla sua società tramite l’utilizzo della colla.
Ritorno alla regia della coppia Phil Lord-Chris Miller, The Lego Movie dal punto di vista dell’animazione è un esperimento decisamente riuscito. L’obiettivo di simulare l’effetto stop-motion tramite la computer grafica è pienamente raggiunto, e dal punto di vista estetico The Lego Movie incanta, specie in alcune occasioni (bellissima la resa solida del fumo nella sequenza della fuga in treno).
Il problema è un altro. Il film degli autori di Piovono polpette è debole dal punto di vista strutturale, e debolissimo nella sceneggiatura. I dialoghi sono piatti, standard, e la comicità non si alza mai dal livello del mero intrattenimento per bambini. Niente di grave, se fosse stato questo l’obiettivo. Tuttavia dal progetto dei due astri nascenti dell’animazione ci si aspettava di più. Molto di più. Fallisce dunque il tentativo di replicare il successo del 2009, e il risultato è un film discreto che non entusiasma. Peccato.
FONDATRICE e DIRETTRICE – Laureata in Lettere moderne presso l’Università degli Studi di Milano, ama le storie più di ogni altra cosa. Si occupa di letteratura, editoria e cinema d’animazione. Tra i suoi film preferiti “Coraline”, “Mulan” e “Meet the Robinsons”.
Citazione preferita: «Around here, however, we don’t look backwards for very long. We keep moving forward, opening up new doors and doing new things, because we’re curious… and curiosity keeps leading us down new paths». (Walt Disney)